Lavoro Oct 10, 2012

Redesign a myth! La nuova Graziella!

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L'acquisto del brand Graziella da parte di Bottecchia Cicli li ha portati a trovarsi davanti ad una sfida enorme. Quella di far rinascere il mito legato a quel nome ma, allo stesso tempo, di sviluppare un progetto che fosse innovativo e in grado di soddisfare o meglio ancora "promettere" concetti di mobilità e di design futuribili. Sino alla fine degli anni 50 infatti la bicicletta rappresentava o un mezzo di trasporto "povero" per poveri o un attrezzo sportivo sui quali si battevano i giganti del ciclismo. Le bici sino ad allora erano pressoché tutte uguali e, diciamo, "normali". Il boom economico spinse Carnielli ad affidare a Rinaldo Donzelli, un designer ma, soprattutto, un artista a "inventare" qualcosa di assolutamente nuovo e, soprattutto, estremamente diverso da quanto visto sino ad allora. Nacque così una bicicletta con una forma "strana", mai vista, che si consacrò però come uno dei mezzi di trasporto più in voga negli anni '60 tanto che veniva definita come la "Rolls Royce di Brigitte Bardot". Bisognava ridisegnarla non perdendo di vista la linea originale delle forme perché esse erano alla base della distinguibilità tra la GRAZIELLA e le sue innumerevoli copie. Dovevamo progettare una bicicletta "moderna", anzi, di più, futuribile, sia in termini di stile ma soprattutto in termini di fruibilità e di mobilità percepita e possibile. l focus del nostro lavoro è stato posto sul telaio che con la sua forma unica, andava "modernizzato", reso futuribile, senza ripeto, togliere quel fascino della forma che così fortemente caratterizza la Graziella. Graziella è una bici "trasportabile" e deve quindi risultare leggera oltre che durante l'utilizzo anche durante il trasporto. Dovendo arrivare sul mercato ad un prezzo interessante per il grande pubblico non potevamo usare materiali troppo costosi quali il carbonio o i compositi, doveva essere realizzata in alluminio. L'utilizzo dell'alluminio con le tecnologie moderne ci permettevano nuove opportunità di resistenza meccanica, di leggerezza percepita e di forme possibili. Disegnammo un telaio che nello spazio descriveva un profilo continuo, con sezioni che si adattavano e nascendo dal carro posteriore finivano nel faro anteriore disegnando la vista laterale del progetto Per salvaguardare la riconoscibilità originale di Graziella mantenemmo inalterate le geometrie ciclistiche il progetto originario che appunto ne definiscono la vista laterale. Il carro posteriore è stato oggetto di grandi "pensieri" e valutazioni. Ci siamo trovati davanti al bivio se modificare una delle forme distintive della graziella perché il progetto oggi "non funzionava più" o lasciarlo come era cercando una soluzione tecnologica. La soluzione fu quella di fare entrambe le cose. Pur restando GRAZIELLA ORIGINALE dovrà essere apprezzata da tutti, grandi e piccini, anche da chi non se la ricorda affatto perchè non ha vissuto la gloria di quell'oggetto. Studiammo quindi una struttura, interamente in alluminio stampato. All'interno dello studio commentammo così la decisione: "dobbiamo rischiare perchè la Graziella sia un bene di tutti oggi ma soprattutto domani. Non possiamo correre il rischio che sia qualcosa che appartiene ai nostalgici di un passato che non c'è più". E così fu! Con l'idea di salvaguardare il collegamento con il passato, abbiamo deciso di sottolineare alcuni elementi determinanti. Il campanello è stato eseguito in acciaio stampato per essere simile a quello del tempo ma soprattutto per emettere il medesimo "driiiiiinnnnn". Sul carro posteriore, essendo ottenuto in pressofusione, abbiamo ottenuto il logo in rilievo come sul telaio originale. Il faro anteriore è rimasto fisso sul telaio. Lo snodo centrale fu un elemento talmente caratterizzante da "creare" un genere, il progetto della nuova GRAZIELLA doveva quindi incentrarsi sulla ripiegabilità del telaio. Sono state studiate soluzioni tecniche, usati materiali e componenti che consentissero di contenere il peso e la trasportabilità pur salvaguardando la maneggevolezza. Tutti questi accorgimenti ci hanno permesso di disegnare (e perché no inventare nuovamente) un oggetto che risulta allo stesso tempo evocativo, contemporaneo e futuribile. Un oggetto che, ci auguriamo, possa entrare nella storia del design come la sua precedente versione.

Il team Studio Volpi